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dedicato a Umberto



Prose is prose
is prose...

 

Fiori nella pioggia

di Francesco Imperatore

 


“Take a dream and fly away, take a dream and fly away she will call
They won't wait for you not I, they will wait for you not I
See me crawl
She will fly, she will fly
Far away, far away

Decline and fall...
Never return...
Die...
Die...”

Virgin Prunes

Ricordo il freddo dell'acciaio, nella carne.
Come se un oggetto estraneo si impossessasse del mio corpo.
Intrappolato.
Violentato.
Chiuso in una stanza madre,
coperto da un piscio morfinato e cristallino.
Schizzando nei canali ghiacciati.
Liberamente nell'attimo di un bambino nella culla di una fiaba.
Nel freddo ipercalorico di una città
che sembra essere un piccolo paradiso.
Distesi in una morbosità scandalosa,
ecco comparire Baby Jane.
Le sue labbra siliconate sanno di un desiderio ardente e sottile.
Devo trovare l'onda giusta.
Dall'alto del suo corpo in decomposizione,
sono paralizzato dai suoi occhi gonfi di sangue.
Ma non ho paura.
Accarezzati da un porno joint,
nel nostro cervello si apre un vortice.
Nasce lo spirito dell'intesa.
C'è una sorta di simbiosi.
Incazzati, lo sento.
Devo trovare l'onda giusta.
Notte inoltrata, e non riesco a sognare.
Un sottile senso di inquietudine vibra nell'aria.
Una sensazione di oppressione si agita,
prepotente e disperata, nel fondo dell'anima.
Paura.
Paura di chiudere gli occhi e non svegliarmi più.
Mai più.
Devo fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
Devo scuotere e fermare questo incubo che sta crescendo.
Un incubo che si nutre dei miei ricordi più remoti.
Di quelli intensi e mai dimenticati.
«Stuprami come un bambino battezzato col sangue di una vergine sconosciuta».
La voce trapassata di Mr Smith apre una porta
ed improvvisamente tutto il mio corpo si contrae in una sola
ed unica direzione,
là dove i miei compagni, travolti da una tragica fine,
ondeggiano in vorticosa danza.
Benvenuto nel punto di non ritorno.
Per sentire qualcosa devi trovarti nel centro della tempesta.
Ci sono proprio tutti.
Tanti che si perdono nella pioggia, alcuni ritornano.
Mi prendono per mano.
Adesso non ho più paura.
Da ognuno ho appreso un frammento di vita,
piccole e grandi storie che si accendono nel mio cuore.
Nel cuore della tempesta.
Quando la pupilla si dilata,
quando la natura diventa un tempio
dove i suoni si confondono con i colori
ed i profumi ardono di sensazioni vitali.
Adesso i miei occhi vedono chiaro.
E non sputerò mai più su una tomba.
C'è tanta dolcezza in tutto questo.
Come quell'inverno incantato sui mari del Nord.
Sul picco di uno scoglio,
tra le onde agitate di un mare innamorato.
Immobile, sul punto estremo di uno strapiombo mostruoso
a gridare con tutta la mia voce:
«sono il padrone del mondo».
Riesci a sentirmi?
Al mattino chiuso dall'insoddisfazione,
e la sera stanco
quando cerchi la tua amica intima in un letto vuoto.
Riesci a sentirmi?
Non mi rispondi più.
Ma so che sei bagnata.
Dalla pioggia.
Dai fiori nella pioggia.


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