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dedicato a Umberto



Letteratura

 

I terribili segreti di Maxwell Sim
Jonathan Coe
Feltrinelli Editore

di Paolo Scalia

 


“Le auto sono come le persone,  Ogni giorno corriamo di qua e di là, arriviamo quasi a toccarci ma in realtà c' è pochissimo contatto. Tutti quegli scontri mancati. Tutte quelle possibilità perse. È inquietante, a pensarci bene. Forse è meglio non pensarci affatto.”

Tutto inizia con un mistero: a Grampian nell’ Aberdeenshire, nel pieno di una bufera di neve, la polizia scopre nel portabagagli di un auto un uomo nudo in coma etilico, due scatoloni di spazzolini da denti ecologici e un sacco della spazzatura zeppo di cartoline. Sembrerebbe l’inizio di un thriller ma in realtà è la fine di un viaggio, un lungo viaggio intrapreso da una persona disperata alla ricerca di se stessa.

L’uomo nel portabagagli è  Maxwell  Sim,  un buon diavolo di quarantotto anni,  non particolarmente sveglio ma neppure stupido. Fino ad oggi la sua vita non è stata segnata da eventi clamorosi,  da misteri avvincenti o travolgenti amori,  ma è scorsa via placidamente senza esondazioni e con poche secche.  Il suo matrimonio è finito senza drammi dopo dodici anni, per mancanza di dialogo, di condivisione e di intimità, ed adesso riesce a comunicare con l’ex moglie  solo sotto una falsa identità su di un social network.   Neppure con la figlia ed il padre le cose vanno meglio. Se conoscete  “Eleanor Rigby” dei Beatles potreste  già farvi  un idea della vita condotta da Maxwell  Sim.

Il nostro Maxwell è gentile ed estroverso ma le sue relazioni  personali non vanno mai oltre la superficie,  oltre le convenienze momentanee, e per questo non sopravvivono alle distanze e allo scorrere del tempo. D’altronde lui stesso afferma:  "A mano a mano che invecchi, alcune amicizie ti sembrano più ingiustificate. E un bel giorno di chiedi: a che servono?" .  Di ritorno da un viaggio in Australia, dove ha cercato inutilmente di riallacciare i rapporti con il padre, finalmente si rende conto che, nonostante i suoi  74 contatti su Facebook,  non ha amici, non ha affetti:  è irrimediabilmente solo.

Mentre attende di imbarcarsi sull’aereo che lo riporterà in Inghilterra, osservando i clienti di un ristorante Maxwell prende coscienza che questa condizione di incomunicabilità, questa cordialità fittizia, questo fingere di stare insieme, sia un atteggiamento molto diffuso e decide di cambiare vita prima che sia troppo tardi. I risultati, non saranno molto incoraggianti. Basti dire che il passeggero che siede accanto a lui sull’aereo, e con cui decide di aprirsi e inaugurare i suoi buoni propositi, muore d’infarto senza che lui se ne accorga e solo l’intervento della hostess ferma la sua involontaria orazione funebre. Tornato a casa, viene assunto come rappresentante di una nuova linea di spazzolini ecologici e inizia un viaggio in remoti paesi  delle isole Britanniche che in realtà si rivela  un percorso  nella sua anima e nel suo passato,  finendo per  legarsi con un morboso rapporto quasi d’amore con Emma, il suo navigatore satellitare dalla suadente voce femminile.

Scrivere un romanzo di oltre trecento pagine su un uomo banale a cui non succede nulla di particolare è segno di una grande capacità narrativa: grazie alla sua garbata ironia che non sconfina mai nel sarcasmo,  all’abilità di trasformare episodi  minimalisti in citazioni da segnarsi nel taccuino, e alla capacità di identificarsi con sincerità nel suo personaggio, senza però rinunciare ad una visione critica e distaccata, Coe riesce  a tenere salda l’attenzione del lettore fino alla fine. E la fine non è la soluzione del mistero iniziale, ma qualcosa di inaspettato  che ribalta le convenzioni letterarie, e potrebbe anche lasciare perplessi.  Ugualmente interessante l’idea di introdurre all’interno del romanzo  “quattro quartetti”,  quasi racconti a sé stante che Maxwell legge nel corso del suo viaggio  e che saranno fondamentali per la sua presa di coscienza e per il tragico epilogo.

Jonathan Coe scrittore inglese di 50 anni, ha raggiunto il successo con romanzi brillanti e intelligenti come La famiglia Winshaw e La Casa del Sonno. Questo suo ultimo lavoro, sempre edito dalla Feltrinelli - che per inciso ha tradotto in maniera discutibile il titolo originale (“The terrible privacy of Maxwell Sim”) - non raggiunge forse la vivacità e l’originalità dei suoi migliori lavori ma ha il pregio di stare al passo coi tempi e lascia un segno profondo nel lettore, spingendolo ad interrogarsi con inquietudine sulla natura delle proprie relazioni intime.

“Le relazioni profonde non sono una cosa semplice. E invece oggi, quando non funzionano, è diventato semplice scappare via. Sparire nell’altra stanza e entrare in rete oppure mandare un sms a un amico, invece di parlare con chi ti sta di fronte. Non sto attaccando la tecnologia. Vorrei solo che la usassimo, saggiamente, per rafforzare i legami, non per fuggirne via”.

Sagge parole, mister Coe. A proposito, voi  quanti “amici” avete su Facebook?


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