HOME      GUESTBOOK      CHAT      NEWSLETTER      REDAZIONE                CONTATTI
 il progetto      gallery      recensioni      interviste      video      audio      concerti      rubriche
dedicato a Umberto



Recensioni
Concerti

 
THE CURE
12 luglio 2002
Stadio Olimpico, Roma

di Antonio Vetrano

Ho trovato un bel posto a sedere, da qui si vede bene il palco; Pietro De Cristofaro e la sua band stanno suonando l’ultimo pezzo della loro scaletta.Ho fatto tanti chilometri in auto per vederli questa sera, non potevo di certo mancare, si dice sia l’ultima tournée prima dello scioglimento del gruppo, ma io non ci credo.

I supporter hanno appena lasciato il palco, la luce si abbassa, riconosco le note iniziali di Plainsong (Disintegration ’89), il volume diventa sempre più sostenuto, quasi mi scoppia il cuore, il pubblico è impazzito, ed esplode vedendoli salire sul palco, vedendo THE CURE.

Non è certo il loro primo concerto che riesco a seguire, ma le sensazioni sono sempre nuove ed immutate nel contempo. Roma come New York, Londra come Cava de’ Tirreni è un rituale che si ripete sistematicamente. In quel preciso istante dimentichi le tue coordinate spazio-temporali, ed inizi un viaggio, trasportato dalle melodie e dagli incubi di un indolente Robert Smith e dei suoi Ragazzi Immaginari.

Sin dalle prime canzoni si capisce che sarà un concerto incentrato sul repertorio più cupo e crepuscolare della band. Se ne ha la totale certezza quando, in rapida successione, vengono eseguite Torture, the Kiss, ed If Only tonight we could sleep (tutte dall’album Kiss me, Kiss me, Kiss me – 1987) gemma tra le gemme, bello ed inquietante, cantico d’amore che viene urlato a squarciagola da tutta la curva, me compreso ….

Penso! Ci sarà chi, forse, non capirà, e si sentirà vagamente a disagio di fronte all’esecuzione di un repertorio che non è la solita meccanica esecuzione di tutte le hit di una carriera over-ventennale, ma, al contrario, l’estremo approfondimento dell’anima più cupa ed intima del più grande menestrello della storia del rock; tanto meglio! Sarà un’esibizione che premierà chi segue la band dalle origine apprezzandone proprio il lato più oscuro…

Seguendo questa linea, alternando dolceza a violente fiammate psichedeliche si materializzano Shake Dog Shake (LP. The Top – 1984) e 100 Years (LP. Pornography -1982), intercalate, da From the Edge of the deep green sea (LP. Wish – 1992), The last day of Summer, Watching me fall (LP. BloodFlowers – 2000)e la suprema Siamese Twins (LP. Pornography -1982), che in pochi minuti racchiude il manifesto di un’epoca.

Sempre più giù con Pornography (title track del predetto album)e Disintegration (LP. Disintegration – 1989), per poi approdare a 3 Imaginary Boys (Lp omonimo d’esordio – 1979), M, e Play for Today (LP. Seventeen Seconds – 1980) emozionante cavalcata new-wave, cantata all’unisono da tutti i presenti, che, come sempre, mi procura la pelle d’oca come fossi un quattordicenne. A questo punto il concerto ufficialmente si concluderebbe con A forest.

Stando così le cose, sarebbe stato strepitoso…….ma……in realtà a questo punto, inizia il solito rituale del pubblico in delirio che richiama la band sul palco, che ritorna per altre due volte, per incantare tutti con Lovesong (LP. Disintegration – 1989)(questa erano anni che non la sentivo dal vivo), Just Like Heaven, Charlotte Sometimes ma soprattutto The Drowning Man (LP. Faith – 1981) ed il finale, come ai vecchi tempi, affidato a Faith che dura quasi 20 min. Ed a questo punto, dopo quasi tre ore ad altissimo livello, il concerto è davvero finito… Li guardo abbandonare uno ad uno il palco, ed inevitabilmente il primo pensiero sarà a quando li potrò nuovamente rivedere. Perché in realtà di fronte ai Cure non si è davanti ad uno dei tanti concerti a cui ti potrà mai capitare di assistere, sei davanti AL CONCERTO, DEL GRUPPO, per il quale nutri una vera e propria fede, senza condizioni, senza limiti, a dispetto del tempo che passa e delle mode, di quello che sei e che sei stato, è l’unico universo per il quale si avvera quello status che si assimila all’essere Fan…sono i Cure, riescono ancora a commuoverti e a darti i brividi……sono un’epoca.….There’s nothing left than FAITH……

Scaletta:

Plainsong
Open
Torture
The kiss
If only tonight we could sleep
Shake dog shake
From the edge of the deep green sea
The last day of summer
Watching me fall
Siamese twins
One hundred years
Bloodflowers
Pornography
Disintegration

3 imaginary boys
M
Play for today
A forest

Cut here
Lovesong
Inbetween days
Just like heaven

The drowning man
Charlotte sometimes
Faith.

TORNA ALL'ELENCO RECENSIONI

 

   

 

 
Rumori Sound System - © Copyright 2000