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Recensioni
Cinema

 
THIS MUST BE THE PLACE
regia di Paolo Sorrentino
ITA/FRA - 2011

di Paolo Scalia

“Non sto cercando me stesso. Sono in New Mexico mica in India…”
“Una rockstar dovrebbe evitare di far figli: c’è sempre il rischio che venga fuori uno stilista strampalato.”

This Must Be the Place, titolo di una meravigliosa canzone dei Talking Heads, è l’opera prima internazionale del regista napoletano Paolo Sorrentino, finora confinato negli angusti e probabilmente poco redditizi spazi del cinema italiano. Ed è un’opera che tutto sommato passa l’esame a pieni voti, seppure con le inevitabili imperfezioni della “prima volta”, nonché dei compromessi che il mercato nord-americano comporta.
Il protagonista è Cheyenne (interpretato da un istrionico Sean Penn), una ex rock star americana divorata dalla depressione esistenziale di mezza età – in realtà non è mai cresciuto - e dal rimorso per aver spinto involontariamente al suicidio due suoi fan che avevano interpretato un po’ troppo alla lettera i testi delle sue canzoni.

Cheyenne vive nel suo inferno dorato, una lussuosa villa a Dublino: truccarsi in modo pesantissimo è rimasta la sua unica fonte di creatività, giocare a pelota nella piscina vuota con la moglie (che tra l’altro lo batte costantemente) la sua unica forma di vitalità. La sua migliore amica, interpretata dalla figlia di Bono degli U2, è una giovanissima fan, dark e tristanzuola come lui. La sua esistenza scorre priva di ogni manifestazione di gioia e di entusiasmo, ma dentro di lui arde ancora una scintilla di energia, che a volte si manifesta con freddure fulminanti e acidi scherzi.
La morte del padre, con cui non ha avuto più rapporti fin dall’inizio della sua carriera artistica, gli da la possibilità di riscattare le sue colpe e i suoi fallimenti. Così parte alla ricerca di un aguzzino nazista annidatosi al centro degli Stati Uniti, un criminale che il padre, per vendicarsi delle umiliazioni subite in un campo di concentramento, ha cercato inutilmente per anni. Cheyenne non ha idea di cosa gli farà quando lo avrà trovato, ma dimostrando notevole faccia tosta ed insospettabile tenacia alla fine riuscirà nel suo intento.

La fine sarà ovviamente catartica e incruenta, e lo vedrà ritornare alla vita reale, libero dalla sua maschera grottesca e finalmente diventato adulto.
Il film di Sorrentino è una continuo inseguirsi di metafore, una giostra di immagini intimistiche e sfolgoranti paesaggi, un accavallarsi di sguardi dietro finestre socchiuse, solitudini e folle, deserti e strade che si perdono all’orizzonte, stazioni di servizio polverose e fast food anonimi, malinconici aeroporti e personaggi di varia umanità, spesso divertenti, a volte tragici. L’inventore del trolley (la valigia con le ruote è forse la vera protagonista del film…), l’amico in carriera che presta a Cheyenne la sua amata automobile (che ovviamente finirà in fiamme), il cacciatore di criminali nazisti imborghesito, l’energica e materna moglie vigilessa, la signora che da anni aspetta una telefonata del figlio scomparso chissà dove, il novantenne nazista che giustifica i suoi trascorsi con un discorso assurdo ma spietatamente razionale.

Un road movie che viaggia in un perfetto – fin troppo - equilibrio per non destare il sospetto che, nonostante si sia autodefinito, con un certo compiacimento, “difficile”, sia in realtà costruito per piacere alla maggioranza (cosa che in se non è necessariamente negativa) e non scontentare nessuno. Ne sono indizi l’accenno ad un dramma del quale però percepiamo solo un retrogusto amaro; la buona dose d’ironia cerebrale alla Woody Allen prima maniera, che evita accuratamente di sfociare in un aperto umorismo; la iterazione dei lunghi sguardi di Sean Penn chiamati ad evocare significati anche quando, probabilmente, non ci sono; la bella ma quasi adolescenziale colonna sonora di David Byrne; il riferimento all’Olocausto, che da un certo tono impegnato alla pellicola; il rapporto difficile con il padre, che aggiunge un tocco di psicoanalisi, di cui gli statunitensi vanno ghiotti.

Una pellicola ambiziosa che punta decisamente a riconoscimenti di un certo livello, anche se per il momento (vedi Cannes) questi riconoscimenti sono venuti a mancare. Tirando le somme, un film da vedere assolutamente, ma senza farsi abbagliare dalla splendida fotografia di Luca Bigazzi e dagli occhioni malinconici e sornioni di Sean Penn.

 

SCHEDA TECNICA DEL FILM

Anno 2011
Durata 120
Origine ITALIA, FRANCIA, IRLANDA
Colore C
Genere DRAMMATICO
Produzione NICOLA GIULIANO, ANDREA OCCHIPINTI, FRANCESCA CIMA, ED GUINEY, ANDREW LOWE, LAURENT E MICHÈLE PÉTIN PER INDIGO FILM, LUCKY RED, MEDUSA FILM, ARP, FRANCE 2 CINEMA. ELEMENT PICTURES, BORD SCANNÁN NA HÉIREANN, THE IRISH FILM BOARD
Distribuzione MEDUSA
Data uscita 14-10-2011

Regia
Paolo  Sorrentino  
Attori
Sean  Penn  Cheyenne
Judd  Hirsch  Mordecai Midler
Eve  Hewson  Mary
Kerry  Condon  Rachel

 

TRAILER

 

 

 

 

 

 

 

 


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