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dedicato a Umberto



Recensioni
Album

 
BRENDAN PERRY
Ark
Cooking Vinyl 2010

di Florinda Ipocoana


I Dead Can Dance hanno incastonato fra le pagine della storia della musica melodia unica, intensa e ammaliatrice…

Ed eccolo ritornato Brendan Perry, dopo un’assenza di undici anni , “Eye Of The Hunter” il nome dell’opera precedente, con la seconda pubblicazione in solitaria dal titolo “Ark”, album che può pacificamente essere definito un lavoro immenso. Con immenso vogliamo dare rilievo alla somma potenza di queste otto tracce, che si avvicendano senza lasciarci scampo. Si è rapiti da un’atmosfera magica, rarefatta, atmosfera da fiaba, con tanto di misteriose fate e sirene seduttrici. Sì, perché la musica di Perry seduce, ammalia, stordisce… E il soffio vitale dei Dead Can Dance vibra fra i suoni di ogni singola traccia.

Lasciavamo Brendan Perry e l’amico Peter Ulrich verso la fine del 2009 in collaborazione con i grandi Piano Magic per la scrittura di quella meraviglia che è l’album “Ovation” ed eccolo suonare, registrare e produrre, tutto da solo, un nuovo tesoro, ricco di sintetizzatori ed elettronica che la sua meravigliosa voce, bassa e corposa, rende incandescente suono, caldo, avvolgente…

Sognante come magnetica trip-hop, cupo e romantico come la dark più straziante, con inserti orientali da chill-out d’alto borgo, ipnotico e carismatico come può essere solo un vero sovrano della musica, Brendan Perry realizza un album di elettrodark onirica, otto brani per fuggire lontano, per ritrovare calma e pace, per isolarsi dal tutto e riprendere il suono del cuore, del suo battito…

L’apertura è data, proprio a marcare il percorso che sta per aprirsi alle nostre orecchie, a “Babylon”, monolitica e sacra come un mantra ultraterreno; segue “The Bogus Man”, con la quale si dichiara invece il disegno musicalmente elettronico del nostro, la scelta di stordimenti trip-hop, di synt e campionamenti. “ Wintersun” è uno dei pezzi migliori, a nostro avviso; melodia dal gusto epico, che indossa come veste fatta su misura, la voce di Perry, qui ancora più vellutata e solenne. Ecco “Utopia”, la nostra prescelta a raccontare un lavoro che non lascia spazio ai dubbi: ogni canzone è una gemma da ascoltare con rispetto e deferente silenzio. Chiude la bellissima “Crescent”, che era stata scritta, come l’iniziale “Babylon”, per la réunion dei Dead Can Dance del 2005, réunion mai avvenuta e che forse mai avverrà…

Ipnotizzano i ritmi elegantemente tribali di questo caleidoscopio di suggestioni, quasi impaurisce l’energia ancestrale di questa impresa musicale monumentale e maestosa, come se la fine degli incantevoli suoni di “Ark” potesse significare la perdita d’incantesimi affascinanti e suadenti, di un bene raro…

 

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