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dedicato a Umberto



Letteratura

 

La musica in testa
Giovanni Allevi

di Giusy Torre

 


Non si tratta di una delle solite biografie d’artista. “La Musica in testa”di Giovanni Allevi è il racconto di un bimbo-giovane-adulto timido, introverso, silenzioso, con una testa riccia riccia e piena di Musica.

Giovanni Allevi che da bambino teneva segreta la trasgressione di aprire il pianoforte di casa, che da ragazzo aveva come migliori amici Chopin, Beethoven, Ravel, Debussy e poi, Monteverdi, san Tommaso e Adorno, convinto di «non avere nulla a che spartire coi giovani», decide di assecondare in tutto e per tutto la Musica, la sua Strega capricciosa, e si ritrova oggi, invece, ad essere il “pifferaio magico”di «una nuova generazione di poeti, visionari, sognatori, che hanno deciso spontaneamente di rendersi vulnerabili alla sua musica classica contemporanea».

Ogni musicista, ogni pianista che conosce il duro lavoro d’Accademia, la paura prima di un concerto, l’amore e il disamore per Lei, la Musica che invade i muscoli, la mente, i sogni e l’esistenza intera, può leggere riga per riga e trovarsi come di fronte ad uno specchio.

Il racconto è semplice e le parole immediate, perchè la nuova musica classica contemporanea di Allevi, questa «nuova Arte, è semplice e immediata, ma la sua semplicità è complessità risolta, frutto di un lavoro durissimo» raccontato in tanti piccoli aneddoti, come tanti piccoli passi verso la realizzazione di un sogno.

Come un archeologo che ha appena scoperto un pezzetto della cresta di un dinosauro e che deve pian piano scoprire tutto il resto, il pianista-compositore, anche lontano dallo spartito e dal pianoforte, viene visitato, all’improvviso, da un frammento musicale. La Musica esigente e capricciosa, un’entità vera e propria, separata, definita e concreta, si svela semplicemente, così come deve essere, perché la Musica non vuole padroni: «Lei è». Solo quando si è svelata del tutto, quando è già tutta in testa, quel che rimane da fare è fissarla sul pentagramma, nota per nota.
Dal primo concerto suonato per cinque persone alla “pacifica invasione di migliaia di alleviani”, dalle supplenze da insegnante alla missione impossibile da 007 per incontrare Muti, dalla conquista dell’America del “Blue Note” alla Cina, il sogno rimane sempre quello di far suonare il pianoforte: essere mezzo, nelle mani della Musica.

E nelle pagine in corsivo, il promemoria del pianista che si affida a questa Strega capricciosa: la pressione delle mani sui tasti come quella dell’acqua nel fondale sconnesso di un fiume, la follia di un’idea in cui si crede fino in fondo, il tempo dilatato nei movimenti veloci delle dita sui tasti e l’errore come effetto di una gelosia del pianoforte che non vuole essere tradito nel silenzio e nel vuoto riempito solo dalla Musica, senza l’intervento di alcuna distrazione. Sarà per questo che prima di suonare raccomanda al piano: «fai il bravo».

Dentro questo racconto tante altre piccole storie. Tanti, i volti delle persone e della natura. Tutti quei volti di sconosciuti che la sua nuova musica classica contemporanea ha fatto incontrare.

 


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